English@Work è tutto
fuorché il solito corso d’inglese.

Formazione online da EXPO 2015
Luci d'auto in curva con cielo stellato e citta in fondo

Global*Focus c’era. Con proposte quotidiane e settimanali di formazione a distanza, abbiamo preparato, in tempi record, diverse aziende per l’evento che ha trasformato Milano in una città europea: Expo 2015.

Scopri come suddividere un’ora al giorno per insegnare a ognuno di un massimo di 30 dipendenti la propria mansione in inglese:

  • in base al coordinamento dirigenziale
  • in collegamento tra filiali separati
  • secondo le mansioni individuali
  • in base al lavoro d’equipe
  • in base al progetto
  • in Smart Working
  • le vostre operazioni dal punto di vista dell’interlocutore straniero
  • senza dimenticare la lezione gestionale privata per il CEO!

Una metodologia comunicativa su misura

Global*Focus prepara i vostri dipendenti a svolgere le proprie mansioni in inglese e a capire come gestire clienti, fornitori, investitori e stakeholder, passo dopo passo, lungo tutta la filiera produttiva.

Tecniche mirate
Seminari di comunicazione in lingua inglese

Che siano mirati o divulgativi, frontali o a distanza, i workshop intensivi Global*Focus forniscono, in poche ore, soluzioni comunicative durevoli per le più diverse esigenze aziendali in inglese.

  • Analisi aziendale della comunicazione in inglese
  • International Recruitment
  • Lavoro coordinato
  • Convincere in inglese
    • Relazioni pubbliche
    • Marketing
  • Tecniche specifiche
    • Sales & Negotiations
    • Presentations & Interviews
    • Face-to-Face and Virtual Meetings
    • Networking
    • Telephone calls
    • Mail, Writing and Social

Come funziona English@Work?

English@Work è immediato, diretto, eppure rispettoso.  Si investe in dialoghi, reciprocità, collaborazione e rapporti. Ciò significa Win-Win!

English@Work si basa sull’immediatezza di transazioni comunicative aziendali specifiche, ove occorre esprimersi ORA e, in seguito, correggere il tiro. Si impara a comunicare con un mondo di persone che usano l’inglese con lo stesso scopo: per necessità. Invece di ripassare schemi linguistici formali, lo studio della grammatica e della pronuncia avviene nel momento in cui essi debbono risolvere problemi specifici. Si impara passo per passo, imparando l’inglese necessario per una immediata operatività e, successivamente, lo si perfeziona al proprio ritmo, come ognuno di noi impara la propria lingua madre.

English@Work  è frutto dell’ormai lungo percorso professionale e personale di David Martinez e di tanti collaboratori, clienti, autori, esperti media, filosofi, registi, spettatori e utenti che negli ultimi 4 decenni lo hanno aiutato a studiare, applicare e raffinare diversi linguaggi comunicativi interculturali a Milano.

Lasciamo che ce lo spieghi il (loquace) Prof. Martinez:

La prima volta che ho capito quanto fosse relativo il valore della teoria didattica era nei primi anni ’80, quando mi sono accorto che, nonostante un diploma americano in giornalismo, la mia vita a Milano era molto improvvisata: insegnante madrelingua d’inglese per una scuola di lingua qui e un tecnico elettronico, traduttore e interprete là. Se volevo essere padrone di me stesso, dovevo smettere di fare lo studente e incominciare a fare il professionista.

Riconoscere questo piccolo fatto era, in un certo senso, la mia prima scoperta giornalistica di una certa rilevanza. Aveva una serie di implicazioni personali e professionali, ma anche pedagogici, linguistici e culturali.

Sono però tornato a fare lo studente a San Francisco al tempo dei primi computer Apple.

Grazie all’importante divario tecnologico dell’epoca, quando sono ritornato a Milano 4 anni dopo, ero padrone di una serie di capacità cinematografiche e concettuali molto richieste e, per i 20 anni seguenti, ho applicato linguaggi giornalistici, artistici e culturali nella realizzazione di istallazioni video, alcune già interattive, per musei e industrie europee, di documentari, reality e servizi factual girati e trasmessi in tutto il mondo, nonché di pubblicità e frivolezze come Bellezze sulla Neve per le televisione italiana e sudamericana. (Il prof scuote la testa… le cose che si fanno quando nasce una figlia!)

Nel 2000, un mio cliente, BBC Interactive ha creato un European Working Group con Nokia e Philips e mi ha coinvolto nella ricerca dell’interattività televisiva, telefonica e domotica. Da questo gruppo sono nati concetti che si sono evoluti in servizi interattivi come i social, AR (augmented reality), cloud computing ed E-Learning, compreso lo sviluppo dell’istruzione esperienziale.

Di seguito, ho fondato Global*Focus, per aiutare le aziende ad integrare questi nuovi linguaggi, format e media nelle loro campagne mediatiche e di pubbliche relazioni, nonchè nelle loro comunicazioni operative, sia interne che internazionali.

Sempre più spesso però, i miei interlocutori mi chiedevano anche aiuto con l’inglese stesso. Fresco delle esperienze di mia figlia con l’insegnamento dell’inglese a scuola, ho visto e poi documentato in alcune scuole di lingua che la metodologia ancora in uso era una brutta copia dell’insegnamento dell’italiano.

Occorre una breve digressione per raccontare il secondo incontro con questi valori pedagogici relativi. (No, prof, no!)

Gli inglese amano la loro lingua omonima come amano the Queen. Tuttavia, magari dovuta alla lunga tradizione letteraria tramandata dai tempi classici del latino a Dante, Manzoni, fino a Camilleri, voi italiani amate l’italiano ancora di più! In any case, l’inglese è meno machiavellico.

Mentre ogni declinazione della grammatica italiana viene sezionata e ripassata nella speranza di produrre il prossimo Marcus Tullius Cicero, per esperienza diretta posso confermare che l’insegnamento della grammatica inglese nelle scuole americane è praticamente inesistente.

Fatto sta che se uno può diventare POTUS (President of the United States) con il vocabolario di un 14enne, dobbiamo accettare che l’inglese sia una arma pazzesca! Shakespeare è morto… Melville è impazzito… e io cerco di non preoccuparmi né del Covid, né del fatto che è il rap sia la lingua più internazionale che ci sia! (Prof! Torni fra di noi!) Sì, come stavo dicendo…

English@Work è basato sull’immediatezza di situazioni specifiche, sulla necessità di esprimersi ORA e, in seguito, correggere il tiro. English@Work è un dialogo dove si impara a comunicare con un mondo di persone che usano l’inglese con lo stesso scopo, per necessità, non perché aspirano a bere un thé con Queen Elizabeth.

English@Work è immediato, diretto, molto parlato. Invece di impostare schemi linguistici formali, lo studio della grammatica e della pronuncia avviene solo al momento nel quale possono risolvere problemi specifici. Si impara passo per passo, partendo dall’inglese necessario e perfezionandolo proprio come ognuno di noi impara la propria lingua madre, al proprio ritmo.

Come sappiamo che English@Work funziona? Il feedback diretto e i rapporti duraturi con i nostri clienti confermano la validità del nostro metodo. Allo stesso tempo, le scuole di lingua più mastondontiche stanno smentendo il sistema didattico che hanno promosso per generazioni e stanno cominciando a cambiare! Siamo preoccupati? Nemmeno un po’.

Da noi, non sarai mai uno di un’infinità di clienti.

Case Study: Emergenze e EXPO 2015

Visti i tempi che corrono e tutti che improvvisano corsi online, riteniamo utile ripubblicare dopo cinque anni, un nostro Case Study di formazione a distanza, in extremis, presso il call center ospedaliero Vittore Buzzi. Stay home. Stay safe. E buona lettura!

Per Global*Focus, l’esperienza di EXPO Milano ha riaffermato come la conoscenza delle interazioni operative tra l’azienda e i propri interlocutori sia importante, tanto quanto la formazione linguistica nello svolgimento di comunicazioni con persone che non parlano italiano.